Curare la terra. Luoghi, pratiche, esperienze
Giornate internazionali di studio sul paesaggio
2014, decima edizione
giovedì 20 e venerdì 21 febbraio
Il lavoro di aggiornamento critico e confronto di idee che le giornate di studio sul paesaggio portano avanti in una prospettiva internazionale si svolge quest’anno in continuità con la più recente discussione sul tema dello “studio e la cura dei luoghi” (edizione 2013), questa volta partendo da un bilancio di esperienze e ricerche orientate alla “coltivazione”, intesa come attitudine mentale e insieme di pratiche capaci di esprimere il senso del rapporto tra l’uomo e i luoghi che appartengono alla propria esistenza. Non si tratta dunque di ragionare soltanto sui temi e sulle molte manifestazioni in atto di un “ritorno alla terra” presente nella società contemporanea; nemmeno di fare semplici incursioni nel vario e animato panorama di iniziative “dal basso” – e non solo – che oggi esprimono la necessità di una diversa,tangibile condizione di adesione tra l’uomo e i luoghi abitati, e di una diversa interazione con le figure esperte, i poteri, i quadri di riferimento istituzionale.
Le giornate di studio vogliono piuttosto indagare sugli indizi, le pratiche e le esperienze compiute che esprimono oggi una nuova, necessaria condizione mentale e un diffuso senso di responsabilità civile che può manifestarsi come cura e “coltivazione” dei luoghi abitati, esplorazione di una diversa attitudine progettuale, adesione sostanziale a un mondo in divenire che vogliamo riconoscere come paesaggio. Il confronto intende svolgersi con uno sguardo attento al panorama europeo, alla sua straordinaria sedimentazione storica di esperienze, alla sua attuale situazione di crisi, ma anche con orizzonti allargati, in direzioni di mondi diversi, nei quali azioni generate da orientamenti culturali e condizioni economiche e sociali diversi ci aiutano a capire e condividere il senso della cura di un luogo.
In particolare, il valore dell’indispensabile dedizione mentale, delle pratiche necessarie e il ruolo, infine, delle arti e dei mestieri che ci permettono di saper riconoscere la misura e il valore delle trasformazioni in uno spazio che appartiene alla nostra condizione di vita. È un tema aperto, che guarda ben oltre la categoria del “progetto” inteso come manipolazione di forme da parte di un sapere esperto che può maturare lontananze dai reali processi di cambiamento, ben oltre le attitudini alla conservazione e la costruzione di processi strategici che non incidono in quel crogiuolo di conoscenza, coesione sociale, immaginazione e saggezza che è la vita di un luogo, che dall’incessante interazione di cultura e natura s’interroga sul senso del paesaggio nella società contemporanea.
Le giornate di studio 2014 sono dedicate a Louis Guillaume le Roy (1924-2012).
Louis Guillaume le Roy, assieme allo svizzero Eduard Neuenschwander, rinvia a momenti nei quali il lavoro della Fondazione si è misurato configure che hanno maturato nell’arco del XX secolo, con largo anticipo, visioni di un processo di interazione tra natura e cultura con sensibilità che oggi diffusamente guardiamo in chiave ecologica.
Le Roy, il “re delle erbacce” come lui stesso si è definito, è figura singolare nel panorama del paesaggismo europeo e sfugge alle categorie attraverso le quali oggi si tende a individuare e definire la dimensione ecologica di un paesaggio, la natura di un luogo abitato.
Olandese, pioniere nel campo delle azioni di coinvolgimento attivo degli abitanti, ha sviluppato nel suo “giardino” a Mildam un laboratorio che resta una testimonianza viva della sua capacità di immettere i materiali di scarto in un processo di rigenerazione del luogo inscindibile dall’esperienza umana.