Agenda aprile 2019
Sulla Urbs picta, sostiene Lionello
Come abbiamo già avuto modo di dire e di scrivere in più di un’occasione, la scomparsa di Lionello Puppi ci ha lasciato orfani delle sue non comuni capacità di visione, analisi e ascolto. Ci fa dunque piacere usare questo spazio dell’Agenda per ritornare, ancora una volta, al rapporto con il Professore, ragionando attorno alla nostra ricerca legata alla città affrescata – Treviso urbs picta – per la quale è stato punto di riferimento fondamentale.
Alcune note a margine, partendo da piccoli stralci del saggio di Lionello, che apre il volume Treviso urbs picta. Facciate affrescate della città dal XIII al XXI secolo: conoscenza e futuro di un bene comune, a cura di Rossella Riscica e Chiara Voltarel, edito dalla Fondazione nel 2017, e che offre ricchissimi spunti di riflessione, anche sulla relazione tra l’arte di decorare le facciate nel passato e quella nel presente.
Nel corposo contributo, dal titolo “Urbs picta”: qualche sommessa istruzione per l’uso, sostiene Lionello: «Se è ben vero, come constata Georges Pennac […], che la storia incasina la geografia […], non vedo chi possa negare che la nozione di urbs picta metta in crisi, sia sul piano concettuale che nell’ordine dell’istituzione disciplinare, le definizioni di matrice zeviana più divulgate e imperanti di architettura e di urbanistica. Ne dissolve infatti e annienta l’imprescindibile rapporto complementare in un’ambigua unificazione percettiva proprio in quanto, com’ebbe ad annotare Giulio Carlo Argan […] “le facciate dipinte davano alle pareti frontali”, costitutive dello spazio urbano, “respiro verso l’esterno e profondità allusiva verso l’interno”. […] Urbs picta storicamente e concettualmente, tecnicamente e materialmente, non è sinonimo di Graffiti Art e di Street Art che, a loro volta, non vogliono essere la stessa cosa […]. Non si trascuri peraltro di riflettere su dati di fatto brulicanti […]. “L’arte si sta impossessando delle nostre città”, scrivono Stefano Santucci Antonelli e Francesca Mezzano («Il Sole 24 Ore», 26 dicembre 2015). “Muri, edifici, sottopassi, piazze, piccoli angoli ed enormi superfici delle nostre aree urbane sono diventati supporto per l’arte di migliaia di giovani in viaggio per il mondo”. E insomma nuovi codici estetici, stilistici, semantici, sorgono dalla cultura urbana “[…] per definire un nuovo panorama in cui l’arte assorbe la dimensionalità metropolitana per esprimersi alla sua misura”. E il tono sembra quello del Vasari che ragiona su Peruzzi.[…] “L’architettura ha una duplice forma di mediazione. In quanto arte dello spazio, essa è insieme arte che dà forma allo spazio e arte che fa posto”. Non è quindi chi non possa cogliere in ciò fondate argomentazioni per eludere il dissidio architettura-urbanistica qui affacciato esordendo, e intravedere un senso […] alla raccolta dei lacerti o dei loro testimoni della più varia natura, dell’urbs picta».
Da questi piccoli spunti, oltre al gusto di leggere una scrittura raffinata e densa di significato, si ha modo di cogliere quanto sia importante affrontare le questioni della forma della città, del rapporto tra architettura e urbanistica, e quindi anche delle decorazioni di facciata, moderne o antiche che siano, per proporre progetti di trasformazione o anche di restauro, per costruire qualunque organico progetto di città che non si affidi a soluzioni buone per tutti i luoghi, dunque buone per nessuno.
Marco Tamaro
direttore