Fondo Appiani
Si tratta di una raccolta documentaria di varia provenienza, pertinente tanto allo stabilimento quanto alla famiglia di Graziano Appiani (Milano 1850-Treviso 1920), interessante la storia della città e della società trevigiana tra Otto e Novecento. In quanto archivio d’impresa è una raccolta ampiamente lacunosa, poiché la maggior parte dei documenti risulta perduta a seguito dell’alienazione della proprietà. In quanto documentazione sulla famiglia, è una raccolta solo potenziale, attualmente dispersa tra i vari eredi.
In sostanza, il nucleo originario è un fondo documentario in formazione, incrementato dalle ricerche personali della nipote, Adonella Appiani, e da documenti reperiti da altri ricercatori a vario titolo e in diverse occasioni. I risultati ottenuti da tale meccanismo in divenire sono piuttosto promettenti.
Il fondo documentario aziendale è costituito da atti legali, da un libro paga manoscritto, da fotografie, da cataloghi della produzione, da onorificenze e da diversi esemplari di piastrelle. Quello familiare è formato da fotografie, da lettere di Graziano Appiani al figlio Virginio (1919), da opuscoli biografici, da un busto in metallo e da una statua da giardino proveniente dalla Villa Appiani che si trovava in viale Montegrappa. Sono presenti inoltre materiali a stampa e due tesi di laurea. I documenti sono per lo più in uno stato di conservazione che richiede specifiche attenzioni, in particolare sulle parti danneggiate dalle muffe.
La biblioteca della Fondazione ha curato in questo caso un’operazione di tutela di un bene culturale privato, in previsione della sua conservazione e fruizione non nel centro stesso ma in ogni caso in una sede aperta al pubblico, con modalità e regole che ne garantiscano la salvaguardia. Dopo un suo provvisorio deposito presso l’Archivio di Stato di Asolo, attualmente il Fondo è depositato presso l’archivio dei Musei Civici di Treviso.
Si è trattato di un servizio archivistico-biblioteconomico, curato da Silvia Favero e Francesca Ghersetti, mirato alla conservazione e alla ricerca anche attraverso un ordinamento del materiale, una schedatura e una collocazione coerenti con le premesse scientifiche e insieme tali, per semplicità ed economia, da incoraggiare la continuazione “esterna” del lavoro.