Viaggio in Italia. Alla ricerca dell’identità perduta
incontro pubblico
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Marco Aime, docente di Antropologia culturale all’Università degli Studi di Genova;
Gianpiero Dalla Zuanna, docente di Demografia e Statistica all’Università degli Studi di Padova;
Salvatore Natoli, docente di Filosofia teoretica e Sistemi di pensiero e storia delle mentalità all’Università Statale di Milano-Bicocca affronteranno i temi al centro del libro Viaggio in Italia. Alla ricerca dell’identità perduta (Intesa San Paolo, 2012), attraversando le mappe sociali e mentali di una grande comunità in piena trasformazione.
Pubblichiamo qui di seguito un contributo di Marco Aime.
«Uno spettro si aggira per l’Europa e soprattutto per l’Italia: quello del tribalismo. Negli ultimi tre decenni si è assistito al progressivo emergere di gruppi e movimenti politici che alle grandi narrazioni dei secoli precedenti, su cui si fondavano le ideologie classiche, tanto liberale quanto socialista, hanno sostituito una nuova proposta: quella etnica. Nuova e in realtà vecchia: ma una proposta politica che si affaccia sul mercato deve presentarsi con una buona dose di consolidamento storico e con un’altrettanta buona dose di potenzialità innovative. Ecco che, se da un lato si strizza l’occhio alla storia, dall’altro si lanciano idee nuove, o in grado di apparire tali.
Puntando su valori come identità, radici, autoctonia e proponendo l’immagine di popoli nuovi, fasulli per la storia ma antichi e reali nelle retoriche adottate, tali movimenti hanno arricchito il panorama politico con categorie inedite. Per questo può risultare utile tentare di leggere questa «ossessione identitaria» che sta alla base delle politiche localistiche, che non di rado si traducono in forme di esclusione, di xenofobia, e talvolta sfociano in un vero e proprio razzismo.
Le identità frammentarie, liberate dagli ideali universalisti, sono divenute nicchie di difesa. L’identità individuale, icona della nostra postmodernità, necessita a sua volta di una serie di punti di riferimento teorici e pratici, che ne supportino la costruzione e il mantenimento in vita. Nascono così nuovi attori, incaricati di sostenere individui resi fragili dalla scomparsa delle strutture collettive di aggregazione. Individuo, cultura e ritorno all’origine sono le parole d’ordine nella postmodernità globalizzata. Poiché la sorte degli abitanti del pianeta non può più essere migliorata con la ridistribuzione dei proventi della crescita, occorre trovare nuove ideologie che facciano leva sulle risorse identitarie, culturali, psichiche dell’individuo, il modo di sostituire la defunta narrazione della società dell’abbondanza.
Sono queste le caratteristiche della “new age” tribalizzata e primitivizzata che ci viene offerta.»