Stile sobrio. Breve storia di un’utile virtù
presentazione pubblica del libro
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“Sofisticata sobrietà”, “sobrietà aggressiva”, “dittatura sobria”: gli ossimori si sprecano.
Ma cos’è la «sobrietà sobria»? Manlio Brusatin si interroga nel volume Stile sobrio. Breve storia di un’utile virtù (Marsilio, 2016) su quella che, pur considerata “la virtù del giorno dopo”, è stata nel tempo riconosciuta come necessaria. Il libro ne racconta le vicende fino ai giorni nostri e al ritorno dell’uomo sobrio, “l’artigiano di sé” che sa creare indifferentemente con le mani o con la “scatola magica del Maker 3D”.
Le origini di questa “utile virtù” sono qui individuate nella Vita sobria di Alvise Cornaro (1558), in cui si spiega come prolungare l’esistenza con una dieta che diventa anche condotta morale: uno “stile” poi bollato da Nietzsche come il contrario del superuomo.
Dal cibo all’abito, dalla dimora ai colori, il saggio si sviluppa in un eccentrico dialogo fra parole e immagini, in cui si incontrano personaggi di ogni genere: da Diogene, che vive in un orcio, a san Girolamo, che si ritira in una grotta e inventa la preghiera della sobrietà, da Robinson Crusoe a Napoleone, da Canova a Van Gogh, la cui sedia di paglia nella camera di Arles interpreta lo spazio sobrio del “riposo dell’immaginazione”.
Un sottile percorso alla ricerca del senso naturale di una virtù che pretendiamo molto più dagli altri che da noi stessi.
L’autore ne discuterà insieme a Marco Tamaro, direttore della Fondazione Benetton.