Paesaggi che cambiano: schermi fluviali
rassegna cinematografica, secondo ciclo
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Paesaggi che cambiano: quelli che percorre ogni fiume dalla sorgente alla foce (o alla confluenza), quelli che vede la macchina da presa per restituirli come paesaggi cinematografici, tanto nel documentario Rumore bianco (il film di Alberto Fasulo sul Tagliamento, che ha concluso la prima parte della rassegna a dicembre) che nelle storie degli “schermi fluviali”, cioè dei film accomunati da questo cartello segnaletico (più che manifesto). L’acqua, elemento indistinto, è dapprima pioggia che scende dal cielo, poi fonte torrente fiume, che scorre fino a perdersi nel mare; analogamente, l’immagine è l’elemento minimo che si moltiplica nel flusso del film, nella rete dei film che scorrono a formare il grande mare del cinema.
Un percorso accomuna il flusso naturale (senza tempo, quasi) del fiume e la vita degli eroi lungo il fiume o davanti a esso: per ognuno di essi il fiume diventa un rivelatore della personalità o un luogo del destino. E poiché anche noi spettatori (e prima lettori) siamo protagonisti, eroi vincitori o soccombenti, anche per noi, nel buio della sala, i meandri del fiume nascondono meraviglie o pericoli, una ignota città dalle cupole d’oro o una fiera tribù di cacciatori di teste; perciò seguiamo la corrente manovrando grosse zattere che urtano i massi affioranti nelle cateratte o attraversiamo con grandi bracciate il corso impetuoso. Si attraversa il fiume perché non c’è altro modo per scampare agli inseguitori, perché oltre le sue acque c’è – o potrebbe esserci – la salvezza. Per ognuna delle situazioni, romanzesche o quotidiane, e per ognuna delle avventure, individuali o collettive, che possiamo immaginare, c’è un fiume cinematografico, ma farne la rassegna è una sfida impossibile: possibile è invece suggerire un’esplorazione dei temi enunciati in disordine attraverso alcuni titoli che appartengono alla storia del cinema, dal barcone dell’Atalante all’India del Fiume, dal Po del Grido alle acque vorticose della Magnifica preda, per finire alla fiaba biblica e surreale della Morte corre sul fiume.
Vigo, Renoir, Antonioni, Preminger e Laughton hanno portato i loro protagonisti sui fiumi del mondo, li hanno immersi nelle loro acque e li hanno fatti rinascere: perché non potrebbe succedere anche a noi? (L.M.)
mercoledì 13 febbraio 2013 ore 21
L’Atalante, di Jean Vigo (durata 80’, 1934, Francia)
Commenterà il film Francesco Vallerani, docente di Geografia presso l’Università di Ca’ Foscari a Venezia, autore di varie pubblicazioni tra le quali Acque a nordest (2004).
(scheda film, pdf 35 kb)
mercoledì 27 febbraio 2013 ore 21
Il fiume, di Jean Renoir (durata 99’, 1951, India-USA)
(scheda film, pdf 34 kb)
mercoledì 13 marzo ore 21
Il grido, di Michelangelo Antonioni (durata 110’, 1957, Italia)
Nell’occasione sarà proiettato anche il documentario Gente del Po (durata 10’, 1943), opera prima di Antonioni, girato a Porto Tolle e dintorni.
(scheda film, pdf 37 kb)
mercoledì 27 marzo ore 21
La magnifica preda, di Otto Preminger (durata 87’, 1954, USA)
(scheda film, pdf 33 kb)
mercoledì 10 aprile ore 21
La morte corre sul fiume, di Charles Laughton (durata 89’, 1955, USA)
(scheda film, pdf 35 kb)