Il nemico necessario
Duelli al sole e duelli in ombra tra le parole e il sangue
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Presentazione pubblica del volume a cura di Alberto Camerotto e Riccardo Drusi (SARGON, Padova 2010).
Gherardo Ortalli (Università Ca’ Foscari Venezia, direttore di «Ludica. Annali di storia e civiltà del gioco»), Mario Cantilena (Università Cattolica Milano), Pietro Gibellini (Università Ca’ Foscari Venezia) ne parleranno con i curatori Alberto Camerotto (Università Ca’ Foscari Venezia) e Riccardo Drusi (Università Ca’ Foscari Venezia).
In conclusione lettura di passi dell’Iliade nella traduzione in veneziano di Giacomo Casanova per la voce del regista e attore teatrale Livio Vianello.
Il nemico necessario è un libro sull’immaginario del duello nella nostra cultura tra le parole e le azioni: da Omero e dall’iconografia micenea fino alla letteratura moderna, al cinema e ai videogiochi, con alcuni sondaggi tra Venezia e l’Oriente. I tredici saggi che compongono il volume illustrano come il duello sia un archetipo del pensiero e dell’azione che percorre tutta la nostra storia. È prima di tutto confronto in cui emergono i valori dell’individuo di fronte all’altro da sé, nel tempo e nello spazio che diventano paradigma nella dimensione pubblica e spettacolare. Se la sua rappresentazione ci affascina, il duello è anche qualcosa di più, perché ispira i nostri comportamenti quotidiani e i suoi schemi cognitivi ci guidano nell’interpretazione della realtà ogniqualvolta vada in scena un conflitto, anche in mani- festazioni della vita di tutti i giorni molto diverse da quelle della guerra e della violenza. Ma soprattutto Il nemico necessario, attraverso la molteplicità degli eventi e delle culture, mette in luce un fattore fondamentale: solo nel riconoscimento dell’avversario e del suo valore possiamo riconoscere il significato di noi stessi e delle nostre azioni. Il principio agonistico del confronto e dello scontro ci insegna a costituire e a rispettare le regole di umanità e di civiltà che pongono limiti imprescindibili alla violenza. Al di là di questo riconoscimento e di queste regole anche il nostro immaginario ci dice che non v’è spazio per gli uomini.