Il gioco e la guerra nel secondo millennio
seminario pubblico
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Il gioco e la guerra s’incontrano e si contrappongono su piani assai diversi, che questo seminario ha esplorato, pur nel rispetto delle loro specificità e logiche interne, in una prospettiva complessiva.
Il gioco si pone in un rapporto ambiguo con la guerra, ne può costituire a seconda dei casi un’alternativa o una preparazione. Talvolta il confine tra i due ambiti è quanto mai mobile.
Si pensi al «grande giuoco» dello spionaggio nell’India di Kim oppure al “gioco” della diplomazia, delle relazioni internazionali, “giochi” che possono tanto avvicinare quanto allontanare la guerra. Ambiguo, per un altro verso, anche lo statuto di quelli che oggi consideriamo i giochi per eccellenza, i giochi olimpici, competizioni che appartengono al tempo di pace, ma che possono anche rappresentare, al pari di altri sport di massa, un tipo di «war without arms».
Peraltro alcuni giochi, che nascono con evidenti finalità di esercizio militare, possono perdere con il tempo tale carattere: dalla corsa con le bighe alla regata e al pentathlon moderno gli esempi di tale evoluzione sono numerosi. Talvolta il gioco ripete, codificandola e stilizzandola, la guerra, un percorso che può condurre dagli scacchi alle simulazioni dei conflitti. La stessa guerra può apparire un tipo particolare di gioco, un «brutto giuoco», ma anche, nella misura in cui accentua la dimensione mitica, esalta il caso e deresponsabilizza chi vi prende parte, un’esperienza psicologicamente simile a quella ludica.
venerdì 23 aprile
ore 9.30-13
Parte I. L’età medievale e moderna
Gherardo Ortalli, Tra guerra e gioco: sottili confini e abissali distanze
Aldo Settia, Guerra e gioco tra l’età comunale e le signorie
Nicolò Capponi, L’addestramento collettivo all’uso delle armi bianche e da fuoco tra Cinque e Seicento
Piero Del Negro, L’Accademia Delia e gli esercizi cavallereschi della nobiltà padovana nel Sei e Settecento
Paola Bianchi, “Il nuovo gioco della guerra”: una riforma degli scacchi alla fine del Settecento
ore 15-19
Parte II. L’Ottocento e il primo Novecento
Gilles Pécout, Il tiro a segno in Italia fra gioco e politicizzazione
Fortunato Minniti, Le simulazioni di guerra a tavolino: i piani strategici italiani fra Otto e Novecento
Marco Mondini, Il gioco delle grandi manovre
Camillo Zadra, La guerra come “brutto giuoco” (dalla memorialistica della prima guerra mondiale)
Gian Luca Balestra, Il “gioco della guerra”. Esercitazioni e formazione degli allievi dell’Accademia militare di Modena (1925-1939)
sabato 24 aprile
ore 9-13
Parte III. Dopo la seconda guerra mondiale
Ugo Barlozzetti, L’associazionismo italiano: battaglie in scala fra ricerca e didattica
Giuseppe Cossiga, Il “gioco della guerra” come strumento didattico
Maurizio Bragaglia, Un esempio pratico, tra gioco e storia: il Kriegspiel
Arturo Lorioli, Da “Little Wars” al computer (l’evoluzione del “gioco di guerra”)
Pier Paolo Ramoino, Le simulazioni operative della Marina militare italiana
Piero Del Negro, Conclusioni