“All’ombra dei platani” e “Fiorile”

incontro e spettacolo
, ore
Zero Branco, Casa Luisa e Gaetano Cozzi

Anche quest’anno la Fondazione Benetton, nella sua casa di campagna a Zero Branco (Treviso), dedica un evento pubblico agli alberi, elemento simbolo della natura, a cui l’essere umano deve rivolgersi, oggi più che mai, con cura, attenzione e rispetto.

 

Aprirà la serata, alle ore 18.30, una conversazione pubblica con Giuseppe Barbera, agronomo, e Luigi Latini, architetto paesaggista, rispettivamente membro e presidente del Comitato scientifico della Fondazione Benetton, per riflettere sugli alberi e sulla necessità di rispettarne l’autonomia biologica. 

Straordinari per dimensioni, età, diffusione e ruolo ecosistemico, essi sono associati fin dall’inizio ai destini umani. Ricordava Plinio che «erano il dono più grande fatto agli uomini» e scriveva del cibo che fornivano, di «templi dedicati alle divinità»; con il legno si costruivano gli aratri, le case e con le navi si conosceva il mondo. Con i frutti «gli alberi con succo più dolce di quello dei cereali hanno reso più mite la sorte dell’uomo». Dai tempi più antichi accompagnano la nostra vita e svolgono funzioni materiali e immateriali. Scienze, tecniche, arti e lettere sono insieme indispensabili per comprenderne il ruolo nei sistemi naturali e umani (i boschi, le campagne, i giardini). Ci si può servire anche di un fumetto dei Peanuts per dire che tra le funzioni degli alberi c’è anche quella di appoggiarsi a essi «quando le cose vanno proprio male». La filosofia, nell’Atene dell’Accademia, è nata all’ombra di platani e per scrivere le prime parole abbiamo usato la superficie interna della corteccia, il libro (o floema) che trasporta la linfa elaborata con la fotosintesi. 

 

A questa prima riflessione, seguirà, alle ore 20, lo spettacolo di musica, parole, immagini sugli alberi, Fiorile, un percorso evocativo e poetico attraverso storie fiorite e racconti di boschi, giardini e foreste. Un musicista polistrumentista (Daniele Longo), un’attrice cantante (Debora Mancini), una danzatrice, acrobata sui trampoli e sui tessuti aerei (Lara Quaglia) vi condurranno in un viaggio immaginario e immaginifico raccontando, attraverso parole, suoni e gesti, storie del mondo vegetale. 

«Un giorno, al compositore inglese Sir Edward Elgar venne chiesto da dove provenisse la sua musica. La risposta fu: “La mia idea è che ci sia musica nell’aria, musica dappertutto intorno a noi, il mondo ne è pieno e ne puoi prendere ogni volta tutta quella di cui hai bisogno”. Lo stesso accade per le piante che sono letteralmente dappertutto e non si deve far altro che ascoltare le loro storie e raccontarle» (Stefano Mancuso, La pianta del mondo, Laterza 2020, prologo).

Ciò che conosciamo delle piante è molto poco e, spesso, questo poco è sbagliato. Siamo convinti che le piante non siano in grado di percepire l’ambiente che le circonda, mentre la realtà è che, al contrario, sono più sensibili degli animali. Siamo sicuri che si tratti di un mondo silenzioso, privo della capacità di comunicare e, invece, le piante sono grandi comunicatrici. Siamo certi che non intrattengano nessun tipo di relazione sociale e, viceversa, sono organismi prettamente sociali. Siamo, soprattutto, certissimi che le piante siano immobili. Le piante 

non si muovono, dopotutto basta guardarle. La grande differenza fra gli organismi animali e i vegetali non sta proprio in questo? Ebbene, anche in questo caso sbagliamo: le piante non sono affatto immobili. Si muovono molto, ma con tempi più lunghi. 

Gli alberi inoltre hanno una personalità, delle passioni, ciascuno ha il suo carattere. Cercano sottoterra per guardare il cielo. Si studiano, si somigliano, si aiutano. Gli alberi sono dunque i personaggi di una grande storia.

 

Fra i due appuntamenti sarà offerto un aperitivo nel giardino di Casa Luisa e Gaetano Cozzi.