Alberto Martini. Ritratto segreto

presentazione del libro
, ore
Treviso, spazi Bomben

La Fondazione Benetton Studi Ricerche e l’Associazione Amici dei Musei e dei Monumenti di Treviso propongono, nell’auditorium di Palazzo Bomben di Treviso, la presentazione pubblica del volume Alberto Martini. Ritratto segreto di Paola Bonifacio (Graphe.it, Perugia 2024).

Dopo i saluti introduttivi di Francesca Ghersetti, responsabile dell’area documentazione della Fondazione Benetton Studi Ricerche, Carla Bidoli, presidente dell’Associazione Amici dei Musei e dei Monumenti di Treviso, dialogherà con l’autrice del libro, Paola Bonifacio, storica dell’arte.

 

Basato su una serie di documenti, corrispondenze originali e inediti provenienti dall’archivio dell’artista e della famiglia, il volume propone una densa narrazione di storie e protagonisti che contribuiscono a delineare lo sfondo in cui Alberto Martini (Oderzo, Treviso, 1876 – Milano 1954) visse e creò. A raccontare il misterioso Martini è una donna, la sua più intima e fedele testimone, splendida modella e musa, la moglie Maria Petringa, che seppe affiancarlo e, in seguito, adoperarsi strenuamente per salvarne e promuoverne l’arte, a lungo immeritevolmente dimenticata.

 

Alberto Martini, artista simbolista ed esponente dell’arte fantastica, definito in occasione della mostra londinese del 1914 «Italian pen-and-ink genius», è stato uno tra i più originali protagonisti dell’arte del Novecento europeo. Pittore e straordinario illustratore di lavori letterari, Martini ci ha lasciato opere altamente visionarie e dalla tecnica non di rado stupefacente, capaci di nutrire profondamente le avanguardie (dal futurismo al surrealismo) e fecondare l’immaginario di artisti e musicisti, nonché di influenzare il mondo del teatro e del cinema con la sua originale e potente capacità di suggestione, ancora oggi percepibile (si pensi ad esempio ad Alfred Hitchcock che nel film «Gli Uccelli» inserisce espliciti rimandi alle illustrazioni del maestro trevigiano per i Tales di Edgar Allan Poe).

Un’arte enigmatica, visionaria, carica di simbolismi e onirica, quella di Alberto Martini, che si nutre di un nordico immaginario di morte, ma anche di una sensualità mediterranea tardo-romantico e decadente, per poi inoltrarsi nel mondo dell’inconscio non abbandonando mai il sogno; un’arte capace di stupire per la genialità d’invenzione e per una fantasia sorprendente e inquieta.

 

Cresciuto nella provincia di Treviso, assiduo frequentatore della cultura veneziana del tempo, Alberto Martini parteciperà dal 1897 a ben quattordici edizioni consecutive della Biennale. Invitato spesso ad esporre all’estero, da Monaco a Berlino, da Bruxelles a Londra e Parigi, dove risiederà dal ’28 al ’34 nel quartiere di Montparnasse, trascorrerà infine gli ultimi vent’anni della sua vita a Milano.

L’incontro fondamentale sarà con il critico napoletano e primo direttore della Biennale, Vittorio Pica, che, cogliendone presto l’originalità e le peculiarità espressive, lo sosterrà proponendo la sua arte in ambito italiano ed europeo. Ma tante sono le personalità di spicco con cui Martini manterrà significative relazioni di amicizia  e professionali: da Filippo Tommaso Marinetti , che lo introdurrà negli ambienti artistici e culturali più alla moda, a Gabriele D’Annunzio, che per il pittore e disegnatore opitergino conia sulle pagine del «Corriere della Sera» l’acuta definizione «Alberto Martini de’ Misteri»; va poi ricordata Margherita Sarfatti, che Martini frequenterà per alcuni anni, prima della sua polemica sul movimento artistico Novecento. E poi Luisa Casati Stampa, eccentrica e facoltosa committente di tanti suoi celebri ritratti: ben dodici tra il 1912 e il 1934, a sottolineare il raro sodalizio estetico con la Divina marchesa, di cui l’artista sceglie di rappresentare lo “spirito artistico” più che la “pelle”.