Paesaggi che cambiano, 2021-2022
decima rassegna cinematografica dedicata ad Andrea Zanzotto
Venezia, forse
secondo ciclo di proiezioni, marzo-maggio 2022
a cura di Simonetta Zanon
Paesaggi che cambiano guarda a Venezia e alla laguna con cinque titoli che offrono prospettive diverse su luoghi che sono fra i più noti, ammirati, visitati, fotografati del mondo.
Dal racconto in presa diretta dell’acqua “granda” del 2019 (La città delle sirene), dalla ricerca del sentimento autentico di una città troppo spesso vissuta e consumata come un luna park (Sei Venezia), dalla rappresentazione visionaria, dalla parte degli adolescenti, di un paesaggio solo apparentemente immobile e senza tempo, preda del degrado dell’ambiente e delle relazioni (Atlantide) e, per finire, dallo scenario post-apocalittico che incombe come un futuro possibile anche in questi paesaggi familiari (La terra dei figli), accanto alla loro bellezza emerge prepotentemente la fragilità di questi luoghi, avamposti di prossimità di una crisi planetaria che richiede tutte le nostre energie per essere, almeno in parte, ricomposta. Per esempio, immaginando nuovi modelli di coesistenza degli esseri viventi, possibili solo con la rinuncia definitiva al punto di vista esclusivamente antropocentrico, e sperimentando in questi luoghi le straordinarie opportunità offerte dal dialogo tra visione artistica, consapevolezza ecologica, cura e progetto del paesaggio e dei luoghi (Intertidal. Barene). (S.Z.)
«Si staccano a volte dalle rive marine pezzi di terra con erbe folte, che si trasformano in piccole isole galleggianti. A qualcuno capitò, talvolta, di trovarsi portato al largo dopo essersi addormentato su una riva che si presentava stabile, di trovarsi in movimento pur se sdraiato tra canne ed erbe. E su una zattera di questo genere, più remota e mitica che quella usata da Ulisse, si potrebbe rischiare di approssimarsi alla città. Perché ogni pensiero che le si riferisca va appuno collocato “altrove”: come per una necessaria rincorsa, in un primo momento. Poi sarà possibile un provvisorio ancoraggio al tempo odierno. Sarà un ancoraggio comunque dubbio, ma pure subdolamente vero, di una verità insaporita, linfata da allucinogeni che sparano la nostra intimità psichica in mille divergenze, eppure sempre radicata per mille gesti terreni-acquatici in un’aspra e instancabile quotidianità, intesa a una lotta, a un gioco in cui la sopravvivenza può essere ottenuta soltanto scalfendo la realtà, momento per momento, con la più feroce e abbagliata fantasia».
Venezia, forse di Andrea Zanzotto, in Andrea Zanzotto. Luoghi e paesaggi, a cura di Matteo Giancotti, Bompiani, Milano 2013, pp. 87-109