Appunti di neo-ecologia. Il corpo dell’Antropocene

Giornate internazionali di studio sul paesaggio 2021 – extra
, ore
online sulla piattaforma Zoom

La Fondazione Benetton prosegue, con un ciclo di incontri extra, la riflessione sul tema Corpi, paesaggi, avviata con la diciassettesima edizione delle giornate internazionali di studio sul paesaggio.

 

Nel primo appuntamento, Appunti di neo–ecologia. Il corpo dell’Antropocene, dopo l’introduzione di Luigi Latini, presidente del comitato scientifico della Fondazione Benetton, interverrà Maurizio Corrado, architetto, saggista e scrittore. Si occupa di ecologia del progetto da metà anni novanta. Ha lavorato per giornali e televisioni, organizzato mostre ed eventi culturali, diretto collane, riviste e strutture di formazione, ha pubblicato oltre venti libri di saggistica su design e architettura ecologica. Scrive letteratura e teatro. Ha insegnato all’Università di Camerino, all’Accademia di Belle Arti di Bologna e di Verona, alla Naba di Milano.

Come ha cambiato l’Antropocene il nostro corpo? È la riflessione che propone Maurizio Corrado a partire dalle tesi pubblicate nei volumi Il corpo dell’Antropocene (Codice Edizioni, 2020) di Vybarr Cregan-Reid e La storia del corpo umano (Codice edizioni, 2014) di Daniel Lieberman.

«Che la nostra azione abbia modificato l’ambiente è chiaro a tutti, ma la forma che gli abbiamo dato, influenza noi e i nostri corpi? Pare proprio di sì e non solo, determina anche i comportamenti» scrive Corrado nella rivista «doppiozero.com» […] «Il nostro corpo si è evoluto nel Pleistocene, tra due e tre milioni di anni fa, e ha attraversato diverse fasi per diventare quello che è oggi. Il corpo dell’uomo dell’Antropocene è cambiato non come risultato dell’evoluzione, ma in risposta all’ambiente da noi stessi creato. Per la maggior parte della nostra storia siamo stati cacciatori-raccoglitori. […] A un corpo, il nostro, evoluto e adattato per soddisfare quelle necessità in quell’ambiente, il vivere moderno si addice quanto saltare in un buco nel ghiaccio. L’ambiente urbano, che ci sembra normale a livello conscio, dal nostro corpo viene letto come un deserto privo di risorse, non lo riconosce e continua a desiderare di stare all’aperto e muoversi come ha sempre fatto. […] Ormai è chiaro che quando eravamo cacciatori-raccoglitori eravamo molto più robusti e in forma della stragrande maggioranza degli esseri umani antropocenici. Siamo in pieno mismatch evolutivo, nel tempo la selezione naturale adatta il corpo alle condizioni dell’ambiente (matching), quando l’ambiente cambia, il corpo deve adattarsi o avrà dei problemi, ma lo fa molto molto lentamente. Abbiamo un corpo paleolitico in un mondo antropocenico».