Tre x tre = quattro. Nove passi nella storia del quartetto

tre concerti con il Quartetto di Venezia
, ore
chiesa di San Teonisto

La Fondazione inaugura la programmazione musicale con un viaggio nella storia del repertorio quartettistico scegliendo di affidarlo a una formazione cameristica conosciuta e apprezzata in Europa e nel mondo, ma che rappresenta anche un’eccellenza del nostro territorio: il Quartetto di Venezia (Andrea Vio, violino; Alberto Battiston, violino; Mario Paladin, viola;  Angelo Zanin, violoncello).

 

Il secondo appuntamento del ciclo di concerti dedicato alla forma del Quartetto vede nella carta di sala la presenza di due tra i più significativi capolavori del genere: il quartetto noto come Le dissonanzedi Wolfgang Amadeus Mozart e il terzo quartetto dell’opera 59 di Ludwig van Beethoven, Rasumovsky.

Nella metà del mese di gennaio del 1785 Mozart porta a compimento la scrittura del Quartetto in Do KV 465. La reazione dell’ambiente musicale viennese dell’epoca fu assolutamente polemico nei confronti di un’opera che si presenta, fin dall’Adagio di apertura, caratterizzata da una tensione di scrittura armonica sconosciuta alle composizioni precedenti. L’Adagio d’apertura pone tutto in un’ottica di tesa armonia, infittita da una ricerca cromatica spinta, che hanno determinato il titolo per cui questo quartetto è noto Dissonanzenquartett(Quartetto delle Dissonanze) che si scioglie nell’Allegro che lo segue e che offre quella distensione naturale di cui si sente la necessità. Lo svolgersi della partitura si dipana nella meravigliosa e continua scrittura melodica e tematica a cui non viene mai meno quella elettrizzata inquietudine che l’Adagio presenta fin dalle sue prime battute.

Ben diversa la genesi dei tre quartetti Op.59 conosciuti come Razumovsky, composti da Beethoven dopo ben otto anni di lontananza dal genere e che videro la luce tra il 1805 e il 1806. Nel Quartetto Op.59 n.3 la lezione dei “Maestri” è assimilata e superata da una densità di scrittura notevole. In particolar modo il terzo quartetto del trittico si caratterizza per le soluzioni armoniche nuove, quali le successioni continue di accordi dissonanti, che nella ricerca della risoluzione creano il clima di irreale rarefazione che contraddistingue questa pagina.

La carta di sala che vede protagoniste le pagine di opere della forma quartetto così oggettivamente importanti si apre con il Quartetto in sol maggiore Op.52 n.3 di Luigi Boccherini, il cui autore ha non solo il merito di aver formato il primo quartetto stabile all’interno della storia degli interpreti della musica, ma anche di aver contribuito con Haydn ad aver fondato, ampliato e approfondito il genere del quartetto appunto. Un sigillo di partenza per le pagine più paradigmatiche del genere che questa carta di sala ospita.