KAPADOKYA – ΑΙΩΝ

Foto Poesia Musica di Renato D’Agostin, Luigi Cerantola, Claudio Sichel
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Tornano, negli spazi Bomben della Fondazione Benetton Studi Ricerche, il poeta Luigi Cerantola, docente di letteratura italiana all’Università Imperiale di Tokio, il fotografo Renato D’Agostin, uno dei giovani fotografi italiani più apprezzati e conosciuti all’estero, e il compositore Claudio Sichel, premiato da numerosi riconoscimenti internazionali, con una nuova produzione che mette in dialogo Poesia, Fotografia e Musica alla ricerca di un nuovo linguaggio.

 

I tre artisti, già uniti in “triplice alleanza” per dar vita alle opere Etna e Acrobati, presentano KAPADOKYA – ΑΙΩΝ, un lavoro che celebra la Cappadocia di rupi e grotte con un testo volutamente incomprensibile e musicato a dar suggestione, la più arcaica e liturgica, a tentare le magie del mito antico.

Anche questo lavoro si situa nel solco dell’avanguardia intesa come tentativo d’integrazione fra tre procedimenti espressivi, ossia l’immagine (Renato D’Agostin), la parola (Luigi Cerantola), il suono (Claudio Sichel), ed è forse da ritener la più riuscita tra le produzioni fin ora realizzate per l’amalgama che riesce a creare, spostando il soggetto al di là dell’usuale fruizione, in una sfera sospesa di significati suggeriti e mai palesemente conclusi, come in un rito misterico.

 

La Cappadocia, spiega Luigi Cerantola «non appartiene che al mito. Era un tempo abitata, al centro dei traffici che solcavano l’antica Anatolia mettendo in contatto l’occidente della logica con l’oriente delle religioni, della magia, del favoloso. Per questo Pasolini vi ambientò la sua Medea, come se il vello d’oro da portar in Grecia Euripide l’avesse tratto da quelle grotte di mistero. Ora null’altro vi è rimasto che il meraviglioso, il fuori-del-tempo, il silenzio/ala sospesa nel cobalto immutabile, l’ombra/sacralità delle caverne dipinte.

Quale popolo animerà ancora quelle pietre? Forse nessuno. Quale parola salirà da sotterra a farsi ancora armonia? Quale forma si farà nuvola in cielo?

O per sempre rimarranno le rupi e l’enigma delle andate stagioni, degli spiriti estinti?

Non resterà che il cielo blu-mistero, e la luna nelle notti d’argento, e il sole immoto sulle rocce solitarie. Per sempre, perché unico a non perire è il mito».

 

Renato D’Agostin nasce nel 1983 a San Donà di Piave, Venezia. Dopo gli studi liceali si trasferisce a Milano e inizia la collaborazione con lo studio di produzione Maison Sabbatini. Segue poi New York, dove D’Agostin diventa unico assistente del grande maestro americano Ralph Gibson. Contemporaneamente nella città americana D’Agostin ottiene la sua prima mostra alla Leica Gallery e pubblica il suo primo volume, Metropolis. Negli anni seguono mostre a Parigi, Milano, Tokyo, Istanbul, Madrid, Tangeri, Roma, Venezia e molte altre città del vecchio e nuovo continente. I volumi Un giorno con LuciaTokyo UntitledThe Beautiful Cliché-VeneziaEtna, Acrobati e Frecce vengono pubblicati e le fotografie di D’Agostin iniziano a entrare in collezioni private e museali, fino ad arrivare alle più recenti, quando Paris 2005 di D’Agostin entra nel 2013 nella collezione della Library of Congress e nel 2014 nella Phillips Collection di Washington DC, accompagnando i grandi maestri della fotografia, divenendo uno dei giovani fotografi italiani più apprezzati e conosciuti internazionalmente.

 

Luigi Cerantola è veneta pianta, da un paese di Giorgione venuta e innestata dalle muse camene alle città, al polverio dei rumori, ai lontani orizzonti tra gli alberi. Tra i grattanuvole del Tokyo dal 2001, missionario dell’italica letteratura a quell’Imperiale università. Autore di poesia, prosa e drammaturgia, ritiene che le sue opere maggiori siano per la poesia: Sei Suites (1977-83), Opus Seriale (1981), Anacronie (1986), Allologie (1991, musica di M. Baratello 2005), Responsoria (1992, musica di C. Sichel), Sequenze di Tokyo (2003), Arie (17 libri, 2005-10), Solo e Pensoso (2007), Ultrasonetto (17 libri, 2008), I Giorni (2012). Per la prosa: I cinque Libri delle Favole (1986-93), Dyrrachium Veni (1995), I Passeri di Svevo (2008), Le gioie del silenzio (2010), Anonimie di metrò (2010). Per la drammaturgia: Salomè (1992), Gli Amanti di Medusa (musica di N. Valiensi, 1998), Prometeo Liberato (2001), Il Ritorno (2002), La bionda l’amore la guerra (musica di D. Luzko, 2006).

 

Claudio Sichel (1976) è artista e compositore la cui ricerca si muove a cavallo tra suono e immagine. In particolare la sua produzione spazia dalla musica concreta di ricerca al video musicale e sperimentale con una predilezione per lo sviluppo di progetti multisensoriali spesso realizzati in collaborazione con artisti provenienti dai più svariati ambiti espressivi. Durante il percorso di studi frequenta il poeta e docente Luigi Cerantola, con il quale intraprende un lungo sodalizio artistico realizzando numerose composizioni di musica concreta elettronica. Il suo lavoro riceve negli anni diversi riconoscimenti internazionali e diffuso sui canali Rai e Sky in tutta Europa. Tra il 2013 e 2014 sue opere sono state selezionate e premiate in esibizioni e film festival di Toronto, Londra, Brighton, Berlino, Sofia, Venezia, Padova, Ravenna.