Terza sezione. Carte da guerra
la geografia serve a fare la guerra?
Representation of human beings
mappe e arte in mostra
Il teatro di guerra del Piave non poteva che essere il prescelto per illustrare questa sezione della mostra. Ma “Il” Piave o “La” Piave? Per secoli l’articolo determinativo femminile ha identificato il corso del fiume e generazioni di cartografi l’hanno ritratto in varie scale in pieno accordo con il comune sentire delle comunità interessate. Nel 1918 la Piave cambia sesso per offrire maggiore resistenza virile al nemico e rassicurare l’immaginario collettivo del giovane Regno d’Italia, dopo la rotta di Caporetto.
Questa sezione, in stretta relazione con la precedente, mostra come la toponomastica abbia sempre giocato un ruolo fondamentale nel destino dei luoghi e come puntualmente le cartografie ne abbiano riportati i cambiamenti, le alterazioni, le violente cancellazioni.
Le carte da guerra ospitano anche altri simboli, segni che modificano i valori consueti dei luoghi, per assegnarne altri secondo la geografia dei militari. Le mappe si popolano di batterie, postazioni, campi volo, palloni frenati, osservatori, trincee, chilometri di filo spinato e il fiume, da elemento liquido di comunicazione secolare tra le comunità, diventa un confine invalicabile, un imperativo categorico: “resistere, resistere, resistere”.
Ma le carte da guerra parlano anche di altre geografie aeree, antichissime, che ancora sopravvivono nella modernità della prima grande guerra industriale, quelle dei colombi viaggiatori. In mostra sarà possibile vedere la dislocazione delle colombaie mobili sul fronte del Piave e le soluzioni pensate dallo Stato Maggiore per invitare le popolazioni dei territori occupati a fornire vitali informazioni attraverso questi animali, imprendibili ad alta quota e perfettamente addestrati a ritornare nei luoghi di nascita.