Le foreste dei meli selvatici del Tien Shan
Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino
XXVII edizione, 2016
Il Comitato scientifico della Fondazione Benetton Studi Ricerche ha deciso, all’unanimità, di dedicare la XXVII edizione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino alle Foreste dei meli selvatici del Tien Shan, in Kazakistan.
Nell’Asia centrale, sparsi lungo il versante settentrionale della catena montuosa del Tien Shan, rimangono frammenti dell’immensa e antica foresta che milioni di anni fa, nel Terziario, faceva crescere al suo interno decine di specie che sono all’origine dei frutti che accompagnano la storia dell’uomo. Dall’ovest della Cina, attraverso il nord di Kirghizistan e Uzbekistan, fino al sud del Kazakistan, predominano in questi luoghi i meli selvatici, con un’evidenza tale nel paesaggio da dare il nome all’antica capitale del Kazakistan, Almaty, cioè “luogo delle mele”.
I più antichi precursori del melo vi arrivarono probabilmente con semi trasportati da uccelli in volo dalla Cina, portandovi una variabilità che la diversità ambientale del Tien Shan ha a sua volta incrementato, mostrando ancora oggi, nonostante millenni di disboscamenti e incendi, soprattutto per dare spazio all’agricoltura, una straordinaria biodiversità, espressa da forme, dimensioni, sapori, colori, altezze e portamenti degli alberi: un giacimento genetico di interesse incommensurabile, che nessuna forma di biotecnologia può avvicinare.
Il melo selvatico del Kazakistan ha un nome: Malus sieversii, dal botanico Johann Sievers, che per primo lo descrisse, alla fine del XVIII secolo.
Tra montagne che raggiungono i 7.000 metri, profonde valli, altipiani e versanti variamente esposti con climi estremi per temperature e umidità, la diversità rappresentata da questo frutto si manifesta con caratteri propri secondo le regioni interessate. Nella regione più a nord, nel massiccio del Tarbagatai, forma nuclei composti da dieci a duecento alberi, anche su ripidi pendii, fino a toccare le nevi eterne. Nel Djungarsky il melo selvatico è l’albero dominante di foreste ampie, con esemplari di età e di altezza smisurate: fino a 30 metri e a trecentocinquanta anni. Nell’Axou Diabagly, alla frontiera con il Kirghizistan, gli alberi, in posizione solitaria o in piccoli boschetti, mostrano particolare resistenza alle malattie e alla siccità, anche estrema. Foreste, queste tre, che hanno subito grandi tagli, ma mai come nello Zaliskii, la porzione delle Montagne Celesti più vicina alla città di Almaty, dove i boschi si sono ridotti, in epoca sovietica, anche dell’ottanta per cento.
Queste sono le foreste che più hanno destato l’attenzione di Aymak Djangaliev (1913-2009), che tra il 1930 e il 1990 si è dedicato per primo allo studio della popolazione kazaka di Malus sieversii e alla sua salvaguardia. Dal 2010 l’associazione Alma – per opera soprattutto di Catherine Peix e Tatiana Salova, vedova dello scienziato – è impegnata per sensibilizzare il governo locale e la comunità internazionale, per diffondere la conoscenza e preservare le foreste dei meli selvatici e la memoria di Aymak Djangaliev.
Testo tratto dalla Motivazione del Premio Carlo Scarpa 2016, a cura del Comitato scientifico della Fondazione.